A Mantova, si sa, la notte tra il 12 e il 13 dicembre è quella più amata dai bambini, così come molti sanno che santa Lucia era una giovane patrizia siracusana del III secolo martirizzata a causa della sua fede.
(pubblicato originariamente su Caffè Mantova il 1° dicembre 2001)
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Ma perché proprio a lei, nella nostra città e in una ristretta area dell’Italia settentrionale, spetti il compito e onore di portare dolci e giocattoli ai più piccoli non è cosa di facile interpretazione.
Ci sono però alcuni punti che varrebbe la pena illustrare.
Fin da subito la conversione di Lucia e della madre al cristianesimo fu caratterizzata da una profonda generosità nei confronti dei poveri, che le spinse in breve tempo a distribuire gratuitamente tutti i loro beni. Dopo il martirio della giovane i suoi seguaci mantennero un atteggiamento caritatevole, organizzando anche vere e proprie raccolte benefiche a favore dei meno abbienti negli anniversari di quell’evento, appunto il 13 dicembre.
Il culto di Lucia si diffuse rapidamente anche nell’Europa centrosettentrionale dove fu ben presto associato alla festa della luce, complici il nome, che significa ‘luminosa’, e il calendario. Alle nostre latitudini infatti la notte tra il 12 e il 13 dicembre è la più lunga dell’anno e dal 13 le giornate cominciano, seppur impercettibilmente, ad allungarsi. Nei paesi scandinavi ad esempio l’evento è celebrato in un modo molto affascinante: i bambini cantano sfilando in processione vestiti d’una tunica bianca e reggendo una candela accesa.
In zone a forte caratterizzazione agricola, come il Mantovano, il riallungarsi delle giornate vuole anche dire inizio della fine dell’inverno, prospettiva che per l’anno a venire ci saranno nuovamente raccolti.
Abbondanza in arrivo quindi che si aggiunge a quella già in essere derivante dall’uccisione del maiale a fine novembre. Il giorno di santa Lucia infine è molto vicino ad una delle maggiori festività religiose, il Natale, che da molte parti è proprio dedicato, oltre alla preghiera, allo scambio di doni. Possiamo immaginare che in una cultura agricola e profondamente devota si ritenesse inopportuno contaminare la sacralità del Natale con usi più profani e fosse quindi più consono anticipare il rito del regalo ad una data già investita d’altri augurali e più terreni significati.
Con ciò non siamo certo giunti alla risoluzione dell’interrogativo iniziale, ma abbiamo posto semplicemente sul tavolo dei tasselli, nella speranza che una riflessione su una notte così speciale possa contribuire a mantenerne intatta la magia per ancora molto molto tempo.